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Innesti e potature

Innesto su melo
Coltivare alberi da frutto in alta montagna si può, noi lo facciamo alle quote comprese tra 1.100 e 1.700 metri.
Lo svantaggio della stagione utile più corta è ben compensato dal vantaggio che i parassiti al freddo sviluppano poco, così non è necessario ricorrere a trattamenti.

E' però indispensabile utilizzare varietà adattate a maturare nel clima dell'alta montagna. 

Noi selezioniamo queste varietà, e siamo disposti a fornirle, in formato marza, a chi ce ne farà preventiva richiesta.

Restauriamo e recuperiamo alberi da frutto con potature espanse paesaggistiche e/o potature ridotte da produzione.

Forniamo consulenza riguardo la frutticoltura di alta montagna



Ma per coltivare con risultato i fruttiferi in alta montagna è necessario conoscere e praticare l'arte dell'innesto. Perché ?
Perché è assai difficile trovare in commercio piante già innestate con varietà adattate a maturare in questo specifico clima, provare per credere.

Innestare non è difficile, e per imparare è sufficiente una buona dose di pazienza, una minima conoscenza delle tecniche facilmente acquisibile, ma soprattutto bisogna provarci ...

... quindi quello che leggerete in questa pagina non sarà sufficiente a fare di voi un provetto innestatore, ma se deciderete di metterlo in pratica sarete già sulla buona strada ...    



Innesto a corona su melo




L'innesto

Si chiama innesto la pratica di "trapiantare" un vegetale per farlo crescere su un altro vegetale.

Normalmente lo si fa per riprodurre una specie con qualità ritenute interessanti, laddove la riproduzione per seme non sarebbe efficace a mantenere queste qualità.

Perché succede che in alcuni vegetali certe informazioni sono contenute nel legno e non nel seme.

Allora si prende un pezzo del legno che contiene le informazioni e lo si collega con opportuni incastri al legno che non le contiene.



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Innesto a corona modificato - l'incastro


Se il lavoro viene fatto bene il legno con le informazioni si salderà e crescerà traendo la linfa dal sottostante legno privo di quelle informazioni, e il frutto che darà sarà assai simile al frutto del vegetale da cui abbiamo preso il legno.

Strano ma vero, e l'uomo che lo ha capito per primo merita un elogio.

Fare innesti non è difficile, e nel tempo l'uomo ha elaborato diverse tecniche, e tutte quelle che funzionano vanno bene.
E se ti piace puoi impararle anche tu, da chi le conosce e le pratica con successo, oppure semplicemente provandoci, come ho fatto io.

Innesto a corona modificato
Questa immagine è il risultato di una prova che ho fatto, e che ha funzionato egregiamente, per "migliorare" l'incastro dell'innesto a corona "classico"

Qui vedete il particolare dell'incastro modificato per ottenere un attecchimento bilaterale.
Il nesto (detto anche marza o gentile) deve essere lavorato in modo da combaciare e aderire bene nella sede preparata nel portainnesto.
Si deve porre particolare attenzione nel far coincidere la linea del cambio del nesto e del portainnesto, visivamente posta a separazione tra corteccia e legno

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Dove raccogliere le marze

Raccolta delle marze
Magari vi siete domandati: dove ci procuriamo le marze?

Io faccio cosi:
Prima che le gemme inizino a schiudersi (e questo nel mio clima succede normalmente verso la fine di febbraio), in una bella giornata di sole (e per mio rito personale possibilmente nei primi tre giorni di luna nuova), vado con la forbice e lo svettatoio dove vivono gli alberi che portano i frutti che mi interessano.

Individuo e taglio quella porzione di ramo vigoroso che comunemente è chiamato "succhione" , della età di un anno, alla base.

Scelgo quelli sani e ben sviluppati, possibilmente verticali e di cima, come quelli che vedete nella foto a fianco, che sono di melo.
Un albero adulto normalmente ne porta parecchi, e a toglierne qualcuno diradando con il dovuto garbo non gli si fa alcun danno.



Questi rami la pianta li ha emessi nella finalità di proseguire nella crescita, sono quindi ben provvisti di sano entusiasmo e del tipo di gemma che ci occorre, la gemma a legno.

Raccolgo i rami, li lego insieme a fascinetta con un nastro colorato (quelli che metto da parte a Natale, recuperandoli dai pacchi dono), e annoto su un taccuino il colore del nastro e la provenienza delle marze, e se la conosco anche la varietà.
Metto la fascinetta in un sacco di plastica impermeabile con una spruzzata d'acqua, lo chiudo bene con un legaccio, lo metto all'ombra e proseguo nella raccolta su altri alberi.

Quando torno a casa ripongo il sacco nel frigorifero, che tengo ben freddo e prossimo allo zero, e lo lascio lì fino ad aprile/maggio, quando nel mio clima arriva il tempo giusto per fare gli innesti, che a parer mio corrisponde a quando le piante "vanno in amore" e i fiori iniziano a sbocciare.
Ma si può fare anche prima, e anche dopo.

Cerco di fare gli innesti in una giornata tiepida e senza vento, così io lavoro più contento, e le marze si asciugano meno.
Per mio rito personale prediligo i primi giorni di luna nuova, gli stessi giorni del tempo della raccolta delle marze, così queste si risvegliano e riprendono a vivere nella stessa fase della luna, che quasi non si accorgono di aver dormito per tre mesi in frigorifero ...

Con questo sistema le marze si conservano vitali anche fino a tutto giugno, per degli eventuali innesti tardivi.
Quando le tolgo dal sacco per utilizzarle gli do una vigorosa risciacquata con acqua pulita, per dargli una risvegliata, e per togliere quel poco sporco che magari si è formato 

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Melo sofferente
Risanamento di un melo sofferente
Ma gli innesti non si fanno solo per riprodurre una varietà del frutto, si fanno anche per rimediare alle sofferenze che l'albero a volte presenta in modo evidente.
Questo melo, a causa di precedenti interventi di potatura mal eseguiti, di tagli non medicati, di protratta incuria e abbandono, presentava diffuse magagne, laboriose da risolvere con un ordinario intervento di manutenzione.
La vecchia ferita da taglio visibile nella parte alta del tronco  presentava legno ormai cotto e friabile, i buchi nella parte media erano profondi e pieni di marcescenza, la scortecciatura laterale nella parte bassa decisamente estesa.
La scarsa chioma presente sulla sommità era la naturale conseguenza dello stato di sofferenza di questa povera creatura.   

Come intervenire?
Avrei potuto medicare con cera d'api o mastice la vecchia ferita in alto (ma il legno era ormai friabile), ripulire e disinfettare i buchi e riempirli con malta di cemento (si! faccio proprio così!), eseguire un innesto a ponte (che è pur sempre una interessante chirurgia) sulla scortecciatura laterale.
Ma ho considerato il tanto lavoro da fare subito, e la lunga convalescenza da assistere poi per molti anni, e il melo che sarebbe rimasto comunque sofferente a portarsi addosso tutte quelle rammendature.

Così ho optato per una cura più "radicale", che non è stata quella di eliminare l'albero malato e piantarne uno nuovo, ma quasi.
Nelle immagini successive potrete vedere cosa ho invece fatto






Taglio di alleggerimento
Taglio di alleggerimento

Ho scelto di eliminare tutta la porzione dell'albero decisamente malandata, cosi mi risparmiavo tutte quelle discutibili cure puntuali, e poi che il legno asportato fosse seccato lo potevo pure regalare al fuoco della mia amata stufa, che predilige il legno di melo.

Ho fatto un primo taglio, un poco più in alto della probabile posizione del taglio definitivo, per evitare che nella caduta  il peso dell'albero potesse rovinare la corteccia della parte di tronco che intendevo lasciare.
Questo primo taglio si chiama "di alleggerimento", ed è utile ricordare di farlo sempre quando vogliamo asportare legno pesante, perché velocizza le operazioni ed evita dispiaceri.

Per i tagli di potatura nel legno grosso uso questa piccola e leggera motosega, che tengo ben accordata e affilata, e che si può manovrare con una  sola mano, ma ovviamente potevo usare anche un segaccio, che non inquina, non puzza e non fa rumore, ed è pure apprezzabilmente più "slow"

Ma qui lavoravo su commissione, a ore, e il cliente avrà certamente apprezzato l'aspetto "fast" 










Taglio definitivo
Taglio definitivo

Fatto il taglio di alleggerimento e allontanato il tronco caduto ho continuato con il taglio definitivo, che preferisco fare perpendicolare al tronco, e non leggermente inclinato come consigliano gli esperti.
Trovo che il taglio perpendicolare sia più bello da vedere, semplifica le operazioni successive, e se ben medicato non provoca le temute infiltrazioni e i dannosi ristagni d'acqua piovana.

Il taglio definitivo va fatto al disotto della linea della magagna più bassa, in questo caso la estesa scortecciatura, là dove speravo di trovare l'intero anello di corteccia ancora bello vivo ...






Pulitura del taglio
Pulitura del taglio

... che invece non c'era, perché quella porzione di corteccia a sinistra, più marrone, è morta.
Fare un altro taglio più in basso?
Meglio di no, ormai sono già quasi raso terra, e non è detto che più in basso la situazione sia migliore.
Ma senz'altro devo eliminare le piccole slabbrature che la sega inevitabilmente produce sull'anello di corteccia, e devo farlo subito, altrimenti la ferita si infiamma.
Uso questo coltello spagnolo, nato per altri scopi, che però è fatto di un acciaio che riesco affilare bene, e la forma della lama è adatta alle operazioni che devo fare; qui lo uso a raschietto, per rendere liscio e lucido l'anello di corteccia, come ho già fatto nella porzione in alto a sinistra    




Innesto a corona modificato
Innesto a corona modificato

E ora che ho asportato drasticamente l'intera chioma devo provvedere a ricostituirla, perché dell'albero iniziale mi sono rimaste solo le abbondanti radici, che suppongo sane, e la porzione basale del tronco vecchio, molto probabilmente privo di gemme latenti, che devo aggiungere io, ad incastro, altrimenti l'albero morirebbe soffocato, privato del respiro dei suoi polmoni e dei suoi catturatori di energia, costituiti dall'insieme delle foglie

Su legno grosso preferisco utilizzare l'innesto "a corona", quello a "spacco" risulterebbe impraticabile poiché il legno del tronco grosso non si flette.

L'incastro classico, quello che taglia e solleva un lembo di corteccia per infilare e trattenere la marza, che sarebbe più semplice da fare, produce il difetto di una saldatura iniziale della marza su un lato solo, e fa morire la porzione di corteccia sollevata, interrompendo così la continuità sommitale dell'anello.

Così lo eseguo con una modifica, che richiede maggior precisione di esecuzione, ma determina l'attecchimento su entrambi i lati della marza, così l'anello di corteccia rimane ininterrotto e si rimargina meglio e più velocemente.



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L'incastro
L'incastro

Ad uso dei principianti descrivo come eseguire correttamente questa "corona modificata", con l'avvertenza che le prime esperienze di innesto sarebbero da fare su alberi più giovani, con altri tipi di incastro, e con miglior maestro, come quello che potete trovare qui

La marza va inizialmente tenuta lunga e comoda da impugnare con mano pulita, mentre con l'altra mano si lavora con coltello affilato.
La marza si taglia inizialmente a "becco di luccio", sul lato opposto alla prima gemma, che dovrà rimanere alta rispetto al taglio.
Poi si affinano leggermente e perpendicolarmente i due lati del primo taglio, per asportare quel sottile velo di corteccia utile a mettere allo scoperto il "cambio"

Pochi colpi di lama precisi sono bene; troppi pastrugnamenti di rifinitura fanno danno, i tagli devono risultare netti e lisci, e le dita non devono toccare i tagli scoperti.

Preparata la marza la si presenta sulla corteccia del tronco, là dove la si vuole inserire, e si segna lievemente con il coltello la sua sagoma, restando un poco scarsi in larghezza, un poco abbondanti in lunghezza, affinché la marza possa poi entrare in sede solo un poco forzata.

Sui segni si affonda con forza netta e sicura il coltello, sino a sentire il duro del legno sottostante.




Preparazione della sede
Preparazione della sede

Se la pianta e in succo, e se abbiamo fatto correttamente l'incisione a V nella corteccia del tronco, sarà poi facile staccare e asportare con la punta del coltello infilata dall'alto tra legno e corteccia l'intera porzione necessaria a formare la sede della marza 

Si dovranno collocare una quantità di marze sufficiente ad ottenere una distanza reciproca non superiore a 15 centimetri,  per evitare che porzioni estese di corteccia, rimanendo prive del "tiraggio" della linfa possano morire, interrompendo la continuità dell'anello e compromettendo una buona cicatrizzazione della ferita.

Ho accorciato la marza alla lunghezza di tre/quattro gemme e l'ho collocata in sede dall'alto in basso, tenendola ben aderente al legno scoperto della V, esercitando una leggera pressione.

Se il lavoro è preciso la marza si incastra morbida nella V ricavata nella corteccia del tronco e sta ferma da sola al suo posto.

Ovviamente in questo caso ho evitato di collocare le marze nella porzione di corteccia morta.




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... ora il lavoro sembra finito ...
... ora il lavoro sembra finito ...

... le gemme necessarie sono state inserite, e potrei anche concludere così, con un po' di fortuna funzionerebbe, ma per sicurezza preferisco aggiungere ancora qualcosa

... una spalmatina di pomata di cera d'api, fatta da me (la ricetta la trovi nella pagina potatura), per coprire e sigillare il taglio superiore delle marze, per evitare che si disidratino prosciugate dal troppo sole ...













Medicazione e protezione dell'innesto





... e una spalmata di mastice per innesti sul legno scoperto del tronco, per evitare le pericolose fessurazioni da essicamento dove l'acqua e i parassiti possono entrare e innescare fenomeni di marcescenza 


... e un primo giro di corda bianca per tenere ferme le marze in caso di urti accidentali

... e un cartellino legato a un cordino per ricordare quale qualità di mela ho messo

... e siccome sono stato costretto a fare l'innesto molto in basso è anche necessaria una protezione verticale, per ridurre la possibilità che animali vaganti, o bambini caini, distruggano irrimediabilmente il tutto.

Ho realizzato la protezione utilizzando lunghi rami piantati un poco nel terreno e legati saldamente con la corda azzurra alla base del tronco






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Adesso il lavoro è proprio finito per bene










Adesso il lavoro è proprio finito

.... ho legato in alto i rami di protezione, perché l'unione fa la forza, e così il tutto rimane più robusto.

Questi rami di protezione mi saranno inoltre utili per sostenere le marze nei primi anni di sviluppo, perché l'innesto a corona ha un importante punto di debolezza, quello che le marze per molto tempo, e fino a quando l'anello di corteccia ha completamente ricoperto il legno del taglio iniziale, sono soggette allo sbrancamento, sono cioè deboli se tirate verso l'esterno.

E questo può succedere per un normale carico di neve, o anche per l'eccessivo sviluppo della vegetazione, o per il peso dei frutti.

Per molti anni bisognerà quindi assisterle per evitare questo danno, e un modo semplice è quello di fare un anello di corda robusta esterno attorno a tutte le marze, da disfare e rifare ogni anno, per evitare che la crescita del legno inglobi la corda.

Sarà anche bene contenere lo sviluppo degli innesti con appropriate potature, eliminando i rami interni e mantenendo leggero il tutto.  







L'innesto un anno dopo



L'innesto un anno dopo ...

Le marze hanno succhiato l'abbondante linfa prodotta dalle estese radici, hanno sviluppato le gemme, le gemme hanno prodotto rami e foglie, e l'albero dopo il momentaneo shock dovuto all'amputazione del vecchio tronco è tornato a respirare

Per vedere i frutti sarà necessario attendere altri due anni, tempo necessario affinché il legno maturi abbastanza per sviluppare le gemme a fiore, e con esse tornare a mostrarci appieno il suo radioso sorriso.

Notate il vigoroso sviluppo delle marze; ora si può capire perché ho voluto curare l'albero vecchio anziché piantarne un nuovo.

L'albero nuovo impiega tempo per sviluppare la quantità di radici dell'albero vecchio, e la crescita dell'albero nuovo sarà proporzionata alle radici che riesce a sviluppare.

L'albero vecchio aveva già radici estese e sviluppate, e tutta la forza di queste radici si è espressa e si esprimerà in una potente crescita delle marze, nella rapida formazione di una folta chioma, e di una conseguente abbondante fruttificazione

... per fare quello che vi ho raccontato ho impiegato lo stesso tempo che mi sarebbe stato necessario per piantare un albero nuovo ...











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L'innesto 5 anni dopo


L'innesto 5 anni dopo


L'albero comincia a prendere forma, anche se nel frattempo ha patito uno sbrancamento laterale per troppa neve, e qualche brucatura di capriolo.

Per garantire un buon tiraggio della linfa e una veloce cicatrizzazione della ferita ho lasciato quattro diramazioni principali, che nel futuro ridurrò togliendo le più deboli e le peggio formate, per lasciarne infine un paio, o anche una sola.

La fioritura abbondante è il buon segno che la pianta sta bene, ha accettato il drastico intervento risanatore, e mi piace pensare che ora mi sussurri un pensiero di ringraziamento, che ricambio con un grato sorriso.

Per fare bene con gli alberi bisogna ascoltarli, e parlargli, e se vi imbarazza farlo con la voce, fatelo con il cuore.

Perché è lì che risiede la lingua universale, quella che tutte le creature conoscono 
 
















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Risanamento di melo malandato


Risanamento di melo malandato


Anche questo melo, come quello precedente, presentava gravi sofferenze.

In primo piano si può vedere la porzione malandata che ho asportato, dove alla apertura dei rami principali della chioma, per errori di potatura e mancata medicazione delle ferite, si erano formati dei profondi buchi pieni di materiale marcescente.

Anche qui avrei potuto pulire e disinfettare i buchi e riempirli con malta di cemento, ma siccome la qualità della mela non era eccezionale ne ho approfittato per fare un risanamento radicale con sostituzione della varietà.

Questo albero era decisamente di grosso diametro, per cui ho dovuto inserire una maggiore quantità di marze, come si può vedere nel lavoro finito in secondo piano, per garantire il giusto "tiraggio" della linfa e favorire una buona cicatrizzazione del grosso taglio.

Negli anni futuri, quando l'anello di rimarginazione della corteccia si sarà ben consolidato, ridurrò il numero delle marze, asportando progressivamente quelle più deboli, sino a conservarne quattro, che andranno a formare il vaso principale.

In questo caso ho inserito marze di qualità diverse, mele precoci e mele tardive, per avere raccolti scalari.



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L'innesto un anno dopo

L'innesto un anno dopo


Le marze sono tutte attecchite, e qualcuna insolitamente ha già formato i fiori, che sarà meglio eliminare per impedire che vadano a frutto, sottraendo forza e rallentando lo sviluppo del legno.

In questo caso non ho realizzato la protezione verticale, l'innesto è posto a sufficiente altezza da non rischiare danneggiamenti da animali vaganti o bambini caini.

Ho dovuto comunque proteggerlo dallo sbrancamento laterale con quei due giri di corda bianca messa ad anello.

La traccia scura che si vede al di sotto della linea di innesto è invece una protezione contro la salita delle formiche, che amano portare sui giovani germogli degli afidi verdi che allevano appositamente, e dai quali ricavano una sostanza zuccherina.

Ma il succhiamento di questi afidi nuoce assai allo scarso apparato fogliare, e va evitato.

Allo scopo utilizzo colla per topi in tubetto, che stendo in sottile anello attorno al tronco, che rimane attiva per parecchio tempo; le formiche ne percepiscono la presenza, e per non rimanere incollate tornano indietro a cercare altrove più facile pascolo per i loro armenti







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Sovrainnesto su melo
Sovrainnesto

E' mia opinione che reinnestando un fruttifero già innestato il frutto che si otterrà dal nuovo innesto "risentirà" leggermente di alcune caratteristiche della varietà sottostante.

Con la tecnica del sovrainnesto si possono creare fruttiferi che portano varietà differenti su una sola pianta, cosa che può essere utile per ottenere tempi di maturazione differenziati.
E può essere utile quando per ragioni di spazio non possiamo piantare più alberi.

Sull'astone principale di questo melo ho fatto un sovrainnesto con la tecnica a "doppio spacco inglese" che è quella che preferisco per innestare sul legno di piccolo diametro.












Innesto a doppio spacco inglese su nocciolo selvatico

Innesto a doppio spacco inglese


Quando innesto pianticelle giovani questa è la tecnica che preferisco, perché è semplice e veloce da fare, e la ferita cicatrizza perfettamente in una sola stagione.

Mi pare anche che le fibre saldandosi non si aggroviglino in nodosità, come capita di vedere in altri tipi di innesto, quindi la linfa potrà scorrere meglio.

Sul ciliegio, albero che non ama essere tagliuzzato, è l'unico tipo di innesto che mi riesce senza provocare rigurgiti gommosi.

Qui lo farò su questo giovane cespuglio di nocciolo selvatico, che ho risparmiato durante il taglio del bosco che ho fatto nelle circostanze per dare luce agli orti.

Non ho mai innestato il nocciolo, quindi non so se questa tecnica funzionerà, e per saperlo l'unica è provarci, come in tutte le cose






Doppio spacco inglese - Portainnesto e marza devono avere lo stesso diametro

Innesto a doppio spacco inglese - Eguale diametro

Per fare l'innesto inglese il portainnesto e la marza devono avere lo stesso diametro.

Per individuare il punto esatto dove fare il primo taglio di cimatura del portainnesto si scorre con la marza (quella a destra) lungo il portainnesto (quello a sinistra) sino ad individuare il punto dove i diametri si corrispondono uguali

Trucco: il taglio di cimatura del portainnesto è bene farlo appena sotto una gemma, sarà così più facile fare poi i tagli successivi, perché saranno collocati nella porzione di legno dell'internodo, dove la fibra è parallela e lineare.

Il coltello scorrerà così senza trovare l'intoppo del nodino che ogni gemma forma nel legno






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Cimatura del portainnesto







... Zac ...

Ho individuato il punto dove cimare il portainnesto, che è giustamente appena sotto una gemma, quindi, con forbice pulita e affilata ... zac .... il dado e tratto


















Doppio spacco inglese - Preparazione del portainnesto - Primo taglio



Doppio spacco inglese - Primo taglio


Con coltello affilato e pulito asporto il legno necessario sino a formare un piano, come si suol dire a fetta di salame, ma ben allungato.

Pochi colpi di lama precisi sono bene; troppi pastrugnamenti di rifinitura fanno danno, i tagli devono risultare netti e lisci, e le dita non devono toccare i tagli scoperti.

















Il portainnesto è "quasi" pronto




Circa così deve risultare il portainnesto dopo la prima lavorazione.


E potrebbe anche bastare, perché una volta ripetuto lo stesso lavoro sulla marza, con identica inclinazione del piano di taglio affinché possa combaciare perfettamente con il portainnesto, si potrebbe con l'aiuto di nastro adesivo o legacci tenere uniti in giusta posizione portainnesto e marza, e funzionerebbe.

Ma i furbi inglesi hanno escogitato di aggiungere un altro taglio, semplice e geniale, che consente di unire le due parti e mantenerle in ferma e giusta posizione 











Doppio spacco inglese - Secondo taglio



Doppio spacco inglese - Secondo taglio

Per fare la genialata degli inglesi, si appoggia il coltello appena sopra il midollo, e con leggera pressione controllata e trattenuta dalle dita della mano si apre una fenditura nel senso della fibra, lunga circa un quarto del piano inclinato, come nella immagine.

Poi lavorando a leva con il coltello infilato nella fenditura la si apre un pochettino, sempre con leggera pressione controllata e trattenuta dalla mano.

Questo serve a creare il giusto invito che faciliterà l'inserimento a incastro della marza sul portainnesto

E tutta questa operazione deve essere fatta uguale sia nel portainnesto che nella marza.







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Innesto a doppio spacco inglese



Il doppio spacco inglese


Ed ecco come si deve incastrare la marza sul portainnesto: la linguetta creata sul portainnesto entra nella fenditura della marza, e la linguetta della marza entra nella fenditura del portainnesto.

Non è un meraviglioso e solido abbraccio?

E non preoccupatevi per le eventuali imprecisioni, sarebbe assai dannoso fare ora pignoleschi ritocchi; ci penserà il legaccio a stringere bene insieme il tutto

Consiglio: se siete alla prima esperienza, prima di cimentarvi con il lavoro vero sul povero malcapitato portainnesto, allenatevi prima a fare i tagli con un rametto di prova
(tagliandolo a metà otterrete pure facilmente la corrispondenza e l'incontro degli uguali diametri)

Potrete così guadagnare manualità e trucchi a sufficienza, e magari imparare anche che una lama affilata ... taglia ... 





Doppio spacco inglese - La legatura


Doppio spacco inglese - La legatura


Per stringere bene insieme l'abbraccio della marza con il portatinnesto trovo comodo usare del nastro adesivo da elettricista

Lo avvolgo a spirale sino a ricoprire abbondantemente l'intera zona martoriata.

Mentre lo avvolgo lo tendo e lo stiro un pochettino, così l'elasticità del nastro contribuirà a mantenere unite in pressione le parti mal combacianti

Lo lascio sino alla primavera successiva, poi lo svolgo con delicatezza, facendo attenzione a non rovinare la corteccia.




Doppio spacco inglese - La ciliegina sulla torta

La ciliegina sulla torta

Dopo aver legato con il nastro accorcio la marza alla seconda o alla terza gemma, anche se in realtà ne basterebbe una sola preferisco lasciarne di scorta.

Trucco: Ho detto che la accorcio perché prima l'ho lasciata lunga abbastanza da poterla ben impugnare durante la lavorazione a coltello.

Per evitare l'essiccamento della marza copro il taglio sommitale con una pomata che ho fatto miscelando a caldo cera d'api e olio, che è anche disinfettante della ferita.
Quando tagliuzzo sugli alberi la tengo sempre a portata di mano, in un vasetto di plastica appeso al collo.
La uso a freddo, e la posso spalmare anche con le dita, perché non sporca le mani e i vestiti.
Ma in mancanza si può usare mastice a freddo per innesti, acquistabile nei garden center, e anche la colla da legno tipo Vinavil



I prodotti utili per medicare i tagli degli innesti li ho puntualmente descritti ed elencati nella pagina "Potatura" , dove potete trovare anche la ricetta per fabbricare l'ottima pomata di cera d'api fai da te



Innesto a doppio spacco inglese - L'innesto un anno dopo

L'innesto un anno dopo


Nella primavera successiva, al risveglio della voglia di crescere, ho tolto il nastro adesivo di legatura.

L'innesto appare ben saldato e la cicatrice sana, a riempire correttamente gli spazi vuoti lasciati dalla mia imprecisione ci ha pensato la forza della natura.

Negli anni successivi la crescita del legno perfezionerà il corretto collegamento dei vasi di trasporto della linfa, sino a rendere la cicatrice difficilmente distinguibile













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Innesto a doppio spacco inglese su ciliegio - Cicatrizzazione della ferita

Nell'immagine a fianco, al centro, possiamo vedere come ha cicatrizzato bene questo innesto a doppio spacco inglese eseguito sul ciliegio.
Su questo albero ho provato anche altri tipi di innesto, che però mi sono sempre risultati meno efficaci.

Trucco: quando il tronco del ciliegio è inadatto al doppio spacco inglese, perché di diametro troppo grosso, ricorro a questo trucco:
- in primavera capitozzo il ciliegio alla giusta altezza (e medico subito la ferita)
- attendo che la pianta ributti i succhioni e allevo i migliori, eliminando gli altri con la potatura verde
- la primavera successiva innesto a doppio spacco inglese i succhioni più sviluppati e meglio posizionati
- faccio un nuovo taglio di cimatura del tronco, a filo del succhione innestato superiore (e medico subito la nuova ferita)
- i succhioni che non innesto li lascio, affinché producano velocemente foglia, necessaria per far respirare le radici e per potenziare il tiraggio della linfa
- nell'estate controllo lo sviluppo del tutto, e se è caso dirado con la potatura verde i succhioni non innestati, che piego verso l'esterno per stimolare il trasferimento della dominanza apicale verso i succhioni innestati
- nella primavera successiva, o quando gli innesti risultano sviluppati a sufficienza, elimino alla base i succhioni non innestati e coltivo a vaso aperto quelli innestati.
- A leggerlo è un po' complicato, a farlo molto meno.

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Dopo tutte queste parole dovremmo aver capito cosa è un innesto, cosa è una marza, come ce la possiamo procurare, e come la possiamo innestare sul portainnesto.
Ma per avventurarci nell'impresa ci manca ancora il portainnesto, vediamo quindi dove lo possiamo trovare.

Il portainnesto

Se in giardino abbiamo un albero da frutto questo va bene per fare i primi esperimenti, per esempio possiamo innestare su un succhione forte, possibilmente verticale, ben posizionato e ben esposto alla luce, per formare poi con le dovute piegature una branca che produrrà un'altra qualità, che matura prima, o dopo, o che ha un diverso colore o sapore.
Se l'innesto non attecchisce non sarà un danno, lo eliminiamo, e l'albero continuerà a produrre i suoi frutti.
Se invece l'innesto attecchisce lo coltiveremo con le opportune potature per dargli progressivamente il giusto spazio all'interno della chioma.

Se non abbiamo un albero da frutta allora dobbiamo procurarcelo. Come?

  • Possiamo chiedere in prestito l'albero di un amico disponibile, cosa che faccio spesso.
  • Possiamo seminarlo, ricavando il seme dalla frutta che consumiamo, cosa che faccio spesso; in questo modo avremo poi un portainnesto che si chiama franco, o selvatico, che è quello che preferisco.
  • Possiamo trovare un alberello nella natura abbandonata, cosa che faccio spesso, e innestarlo lì dov'è, e poi lasciarlo lì o trapiantarlo altrove.
  • Possiamo anche acquistare una giovane pianta (normalmente già innestata su un portainnesto clonale), cosa che non faccio mai, ma fa niente, possiamo sempre accontentarci e fargli sopra degli altri innesti.


I portainnesti clonali

Visto che ho citato, quasi disprezzandoli, i portainnesti clonali mi è doveroso raccontare il perché.

Semplice, un portainnesto clonale è stato selezionato per eccellere in alcuni pregi, ma paga pegno eccellendo anche in alcuni difetti.

Quindi per utilizzare correttamente un portainnesto clonale dobbiamo conoscere i suoi pregi e i suoi difetti, altrimenti rischiamo di portarci a casa una pianta che non ha nessuno dei pregi che ci interessano e ha tutti i difetti che invece dobbiamo evitare.

Per spiegarmi meglio faccio un esempio:
Per onorare la nascita del nostro bambino vorremmo piantare un melo, sognando di poterne un giorno raccoglierne i frutti, e di farlo crescere alto e robusto per mascherare una bruttezza presente oltre il confine del nostro giardino, che ha un clima caldo e un terreno poco fertile.
Acquistiamo inconsapevolmente un melo che è stato innestato sul clone M9, che ha dei pregi, che però non sono utili alle nostre finalità, e purtroppo ha i difetti che dobbiamo assolutamente evitare.
Questo melo non assolverà a nessuna delle funzioni per le quali lo abbiamo acquistato, e risulterà una totale delusione; difficilmente potrà vivere abbastanza da regalarci anche una sola mela.

Ma non disperiamo, magari la fortuna ci è stata benigna, e ci è toccato in sorte un melo innestato sul clone M11, che ha ottime opportunità di crescere bene nel nostro giardino, e di riuscire per tempo a commuovere il nostro figliolo quando lo vedrà carico di fiori, esultare quando ne gusterà gli abbondanti frutti, e gongolare orgoglioso quando riuscirà ad arrampicarsi sino alla biforcazione più alta, quella che nasconde una bruttezza ormai dimenticata ...

Possiamo quindi acquistare una pianta già innestata su un portainnesto clonale solo se chi ce la vende sa che cosa ci vende, e si prende il tempo di raccontarci pregi e difetti di quello che ci sta vendendo.

Un venditore così forse lo possiamo trovare in un vivaio, ma è difficile trovarlo in un garden center, o in un supermercato, d'altronde non stiamo acquistando un sogno, ma solo una piantina al prezzo di 10 euro ...

Il portainnesto "franco"

Perché lo preferisco?
Semplice, il "franco" non eccelle nei pregi ma neanche nei difetti, ma se è spuntato da seme nel nostro clima e nella nostra terra molto probabilmente è già biologicamente attrezzato delle virtù necessarie per crescervi bene, selvatico e imprevedibile, come piace a me.
Inoltre una pianta nata da seme esprime un bagaglio genetico unico e nuovo, che può significare anche un miglioramento biologico nelle difese dai parassiti, e anche riservarci la rara sorpresa di portare un frutto interessante.
Tutte le varietà che innestiamo hanno avuto la prima origine da una fortunata pianta nata da seme ... 


Conclusione  

Ora abbiamo tutto, possiamo quindi cimentarci nell'impresa, ricordando ancora quattro cose:

La prima è che tra marza e portainnesto ci deve essere affinità, o compatibilità, in parole semplici che vadano d'accordo, melo su melo si, pero su melo no, melo su pero forse.
Questa è una regola semplice, utile per fare i primi passi, e presenta molte eccezioni, che consiglio di sperimentare solo dopo aver acquisito una prima abilità.
Nel web possiamo comunque trovare degli elenchi di piante la cui affinità è già stata sperimentata, qui ne trovate uno.

La seconda è la polarità, vale a dire che la marza non attecchisce se la infiliamo nel portainnesto al contrario, a testa in giù; quello che era sopra deve restare sopra.

La terza è che non dobbiamo fare innesti "timidi" , vale a dire su rametti deboli o mal esposti nel fitto, che magari attecchiscono, ma poi non si sviluppano a dovere.
Dobbiamo invece farli nella miglior posizione, su rami forti, possibilmente verticali, ben esposti alla luce.

La quarta è che la pianta che accetta più volentieri di farci da cavia, e da maestra, e il melo ...

Ora c'è tutto, siete pronti per iniziare l'avventura che a me mi ha felicemente portato qui ...



Melo a potatura paesaggistica
Potatura paesaggistica

Diversamente dalla potatura da produzione, che amputa pesantemente la chioma nella finalità di ottenere frutti di grossa pezzatura e agevolare le operazioni di raccolta, la potatura paesaggistica opera nella finalità di mantenere nell'albero una armonica forma espansa e naturale.

Gli interventi di taglio sono limitati a mantenere la chioma rada e luminosa, a impedire che il peso della neve stronchi malamente i rami, e a consentire una agevole salita sull'albero.

Gli interventi di taglio vengono effettuati alla base dei rami, oppure con raccorciamenti fatti con idonei tagli di ritorno, affinché non risultino evidenti brutti moncherini.

Si raggiunge così il gradevole compromesso di avere alberi belli da vedere e ottime produzioni fruttifere, all'accettabile costo di un poco di lavoro in più.

La bella potatura è quella che non si vede ...